È disponibile qui il mio intervento al convegno tenutosi il 7 aprile 2025 presso l’Istituto Europeo di Design di Roma1, dove abbiamo raccontato e analizzato un esperimento filosofico e culturale che ha attraversato i confini tra teoria e pratica, finzione e realtà, intelligenza umana e artificiale. A partire dal gennaio 2025, il libro Ipnocrazia: Trump, Musk e la nuova architettura della realtà, attribuito al filosofo Jianwei Xun, ha generato un dibattito intellettuale in Europa e in Sud America, venendo recensito e discusso da varie testate giornalistiche internazionali.
Qui trovate una breve rassegna stampa internazionale sul progetto ipnocrazia, prodotta al volo con la Deep Research di ChatGPT.
Questo incontro ha raccontato e analizzato per la prima volta in pubblico il processo creativo e concettuale che ha dato vita a Jianwei Xun e alla sua opera: un progetto meta-narrativo nato dalla collaborazione tra intelligenza umana e artificiale, concepito non solo per teorizzare sui meccanismi della manipolazione percettiva contemporanea, ma per incarnarli e renderli visibili attraverso la propria stessa esistenza.
In Italia, attualmente, oltre agli entusiasmi e alla curiosità si è sollevato anche un piccolo vespaio, poco centrato sul tema, che si fonda su una serie di errori e fraintendimenti che è utile mettere in chiaro.
Di seguito, allora, un Q&A su alcune questioni importanti.
Il libro è stato “smascherato” da qualche giornalista?
No. Il progetto Ipnocrazia prevedeva fin dall’inizio una rivelazione programmata per la primavera 2025. Non si è trattato di uno “smascheramento” o di uno “scoop” giornalistico, ma della conclusione programmata di un esperimento meta-narrativo strutturato. La data della rivelazione italiana su L’Espresso ha quindi coinciso con la pubblicazione dell’edizione francese del libro, che includeva una postfazione esplicativa sull’intero progetto, e con quella di altre interviste rivelatorie in altre nazioni (Le Grand Continent, Brut).
Ipnocrazia è stato scritto dall’intelligenza artificiale?
No. Ipnocrazia è il frutto di un processo collaborativo in cui l’intelligenza artificiale è stata utilizzata come strumento di dialogo maieutico, per sfidare e ampliare il pensiero umano. L’approccio adottato è radicalmente diverso dall’uso passivo dell’IA che genera automaticamente contenuti. Ho utilizzato l’IA per criticare e smontare il mio pensiero, per sottoporre a verifica le mie idee e sviluppare un dialogo tra intelligenze complementari, seguendo il metodo che ho sviluppato per il corso di Prompt Thinking che conduco allo IED.
Gli editori stranieri sono stati ingannati?
No. Tutte le case editrici straniere coinvolte nella pubblicazione delle traduzioni di Ipnocrazia sono state informate della natura del progetto prima della pubblicazione. La postfazione esplicativa che rivela la natura dell’esperimento era parte integrante del progetto editoriale internazionale fin dall’inizio.
Qual era lo scopo del progetto?
Ipnocrazia è nato come un esperimento filosofico ed epistemologico che mirava a esplorare i meccanismi di costruzione della realtà nell’era digitale. La creazione di un autore fittizio non era un trucco pubblicitario, ma parte integrante di un’indagine sui processi di validazione sociale della conoscenza. L’obiettivo era quello di creare uno strumento filosofico che aiutasse le persone a comprendere meglio i nuovi modi in cui il potere si manifesta oggi, e al contempo fornire una dimostrazione pratica di questi stessi meccanismi.
Quali sono state le reazioni al libro?
Ipnocrazia, a due mesi dall’uscita italiana del testo, ha generato un dibattito a livello internazionale, è stato tradotto in diverse lingue (francese, spagnolo), ha ispirato articoli su testate importanti in vari paesi, e il termine hypnocratie è entrato nel Wiktionnaire francese. Ha stimolato molte riflessioni sui meccanismi di costruzione della realtà nell’era digitale.
Il libro conteneva indizi sulla sua natura?
Sì, il libro stesso conteneva numerosi indizi sulla sua natura meta-narrativa. Il primo capitolo, intitolato L’Esperimento di Berlino, descrive un progetto di ricerca fittizio in cui un team accademico crea un libro filosofico attribuito a un autore inesistente per studiare i meccanismi della costruzione sociale della verità - essenzialmente descrivendo l’esperimento stesso di Ipnocrazia. Questo è solo uno degli elementi ricorsivi descritti nel video che rendevano trasparente la natura del progetto a un lettore attento.
Le tesi del libro restano valide dopo la rivelazione?
Sì. Le tesi sviluppate in Ipnocrazia sulla manipolazione della percezione, sull’economia dell'anticipazione, sulla trasformazione del piacere nell’era algoritmica non perdono la loro validità una volta rivelata la natura del progetto. Al contrario, acquisiscono una dimensione performativa. La rivelazione non sminuisce il contenuto del libro ma lo amplifica, trasformando il testo da semplice descrizione a dimostrazione attiva dei meccanismi della costruzione della realtà nell’era digitale.
Qui e qui per recuperare i pezzi precedenti.
Ma c’è ancora parecchio da raccontare. Ci risentiamo presto.
Intanto, buona sovranità percettiva.
Domani verrà caricata la seconda parte, quella con gli interventi degli altri relatori e relatrici.
/https://www.lemonde.fr/idees/article/2025/04/16/le-philosophe-jianwei-xun-n-existe-pas-mais-son-concept-d-hypnocratie-entre-dans-notre-realite_6596657_3232.html