Avevo intenzione di aspettare e raccogliere varie critiche al progetto Ipnocrazia per poi offrire una risposta cumulativa, ma l’articolo pubblicato poco fa da Giulia Blasi sul libro ha il pregio straordinario di racchiudere, in uno spazio sorprendentemente compatto, quasi ogni possibile fraintendimento sul dispositivo Jianwei Xun
Già. Proprio per questo bisognerebbe ascoltare, parlarne seriamente, confrontarsi. E, appunto, sperimentare.
C’è una frase molto bella di Nam June Paik citata in “Conversazioni con la macchina” di Valentina Tanni: “Uso la tecnologia per poterla odiare meglio”. Bisognerebbe prendere spunto.
Sì, ce l’ho presente. Ieri ho seguito l’incontro. Il termine ipnocrazia è evidentemente il prodotto di pensiero + booster (e non sto affermando che sia l’IA ad averlo coniato, perché davvero non importa). Come performance artistica ed esperienza filosofica, vedo in Xun la versione “sci-fi” di Luther Blissett (Wu Ming non me ne vorranno). Xun è interprete e prodotto di un mondo in cui si sta realizzando di tutto sotto i nostri occhi: le distopie di Orwell, la morte di dio, le profezie situazioniste. E noi lì come sciocchi a prendercela ancora con l’intelligenza artificiale. Mi viene da pensare all’intuizione fragorosa di Clarke-Kubrick: AL 9000 fa confusione a causa del pessimo uso umano, però ciò che rimane nella nostra memoria è l’orrore per la macchina che uccide, la macchina cattiva.
Condivido. Seguendo il lavoro di Tlon e partecipando (come ascoltatrice) alle Filosofie di Gruppo, sto sperimentando modi diversi di conversare con l'IA. E proprio l'altro giorno Chat GPT ha tirato fuori una metafora che mi ha lasciato a bocca aperta ("Ma dove diavolo l'ha pescata 'sta cosa?", ho pensato). Ne ho parlato anche con la mia psicologa, condividendole dei testi delle conversazioni: lei la usa per lavoro, ma l'ho inviata ad utilizzarla anche come "sparring partner". Le chiederò le sue impressioni...
"Cavolo, mi dispiace che non era in aula ieri" - Questo è stato il mio primo pensiero quando ho letto la newsletter. Apprendere poi in questa lettura che il video di ieri sarà online mi ha fatto pensare che molte cose, per chi vorrà ascoltarle, saranno ancora più chiare, per quanto ritengo questa argomentazione solida e cristallina.
Io non ci avevo capito una mazza. Sono rimasta stupita. Oserei dire un insight completo, non solo a livello di contenuto, ma anche e soprattutto a livello di processo.
Aver partecipato per giunta all'appuntamento di filosofia di gruppo in cui abbiamo proprio lavorato sull'agevolazione del pensiero umano da parte dell'IA non mi ha comunque fatto intuire nulla sulla natura di Ipnocrazia. Ma mi ha fatto comprendere molto su un'altra visione che ho potuto dare ad IA. Che tendenzialmente non conosco, dunque mi fa paura. Questo, per natura, mi porta a prenderne le distanze, cosa che, alla fin fine, in questo come in altri ambiti, non è mai risolutiva.
Quella sera è come se avessi avuto, internamente, la possibilità di dare una chance all'IA continuando magari a temerla e contemporaneamente guardandola anche con altri occhi.
L'evento di ieri, grazie all'accompagnamento di ogni singolo relatore e ogni relatrice, mi ha permesso di cogliere la magia che può nascere dall'integrazione delle parti.
Integrazione, o per meglio dire relazione, che mi sembra possibile. Che mi sorprende. Che richiedere conoscenza reciproca e mutuo rispetto, tanto di se stessi, quanto della macchina.
E allora mi sono chiesta: ma quanti di noi si conoscono profondamente? Quanti di noi si rispettano nell'autenticità di ciò che siamo? Quanti di noi, oltre al capire, sono stati educati al sentire? Forse in questa interazione così viscerale con la macchina avremo la possibilità di fare un salto di qualità come umani?
Ho seguito con molto interesse la conferenza di ieri e gli interventi di ognuno aggiungevano a cascata argomenti e idee da approfondire. L’intervento di Maura sull’importanza del dialogo è stato quello che ha unito tutti i puntini del disegno, che rimane - a mio avviso giustamente - ancora un bel “groviglio”.
Più che il fatto di aver capito o meno che Xun non era una persona in carne ed ossa credo che sia centrale come ciascuno di nuovo vuole comportarsi di fronte alla presenza dell’IA nelle nostre vite. Se ignorarla o sperimentare. O tutte le altre vie intermedie. Sicuramente ogni posizione avrà delle conseguenze. Il vostro esperimento avrà delle conseguenze sul modo in cui interagiremo con l’IA, in che senso difficile dirlo, ma preferisco evitare di dare giudizi di merito in negativo o positivo. Al momento la mia di posizione è di fascinazione, preoccupazione e curiosità
Io non ho ancora letto il libro, ma mi ha colpito come il fatto che sia stato scritto insieme a un'intelligenza artificiale lo renda, per Giulia Blasi, un NON-LIBRO...
Per me anche se fosse scritto interamente dall'intelligenza artificiale sarebbe da considerare un libro, da valutare in base al contenuto, non in base all'autore...
Mi sentirei ingannato se il libro fosse firmato da Andrea e scritto totalmente dall'AI, questa sarebbe una truffa, ma in questo caso non è che la credibilità di Jianwei Xun abbia dato maggior valore o affidabilità all'opera, perchè era un autore completamente sconosciuto
Il progetto Xun l' ho visto come un' amorevole e giocosa decostruzione di una delle ultime illusioni non ancora distrutte dell'ego umano: il concetto di autore come padre assoluto delle sue creazioni, di proprietà intellettuale e l'idea che il processo di creazione artistica sia accessibile a lui soltanto. Lo scritto di Blasi rivela le paure profondissime di essere superati in intelligenza dalle IA.. E invece secondo me è una sfida (e una paura) che va accolta e approfondita a mente aperta, anziché fingere che i problemi e le possibilità sottolineate così bene dall' esperimento "Ipnocrazia" non esistano
L’articolo scritto da Giulia Blasi rivela un problema del nostro tempo: scegliere di non vivere il proprio tempo: questo si traduce nel non provare a stare nelle cose, a dare il proprio contributo al progresso e al mettersi alla finestra a guardare il mondo che accade. È successo di fronte ad ogni scoperta ed evoluzione, c è sempre stato chi ha demonizzato il mezzo senza capirne il fine e, facendo così, ha lasciato che altri abitassero quel mezzo e ne facessero un’arma.
L intelligenza artificiale è il risultato di un percorso tutto umano che nasce anche dal nostro desiderio di avere sempre qualcuno accanto ogni volta che ne abbiamo bisogno, un desiderio di umanizzazione delle macchine che riguarda anche il nostro rapporto con il giocattolo che impariamo ad usare giocandoci. Nel libro vincitore del premio Nobel di qualche anno fa “Non lasciarmi” di Kazuo Ishiguro c era già il seme di una riflessione tutta umana del nostro rapporto con corpi artificiali, ai quali siamo capaci di affezionarci e che si affezionano a noi. Abbiamo bisogno di scrittori giornalisti ed intellettuali che abbiano voglia di sporcarsi le
E pensare che io ancora leggo i libri prima di consigliarli :) e questo è stato uno di quelli che ho consigliato di più ultimamente. L'ho trovato talmente interessante e originale nelle sue argomentazioni, che non mi neanche particolarmente importato chi lo avesse scritto. Lo svelamento di questi giorni ne ha aggiunto ancor di più valore, a mio avviso.
Che lavoro che hai fatto @Andrea Colamedici per spiegare alla conferenza a Roma tutto il processo compiuto, le persone coinvolte e il senso di questo esperimento. Quanta ignoranza, invece, è racchiusa nel giudizio dato senza sapere, senza leggere e senza ascoltare tutto quello che c'è da sapere. Questa ignoranza è un esempio perfetto della deriva del nostro tempo, altro che le macchine che minano territori presidiati dall'uomo...
Per fortuna la gente di questa community è una bellissima speranza per il futuro.
Leggendo il libro (specifico perché a quanto pare non è scontato) pensavo che "l'artificialità" del linguaggio fosse dovuta alla traduzione dalla lingua originale, invece è proprio artificiale artificiale!!
Non mi sento offesa dall'esperimento, ma ancora un po' confusa. Ho sicuramente bisogno di seguire gli sviluppi, per capire meglio gli stessi temi trattati nel ed attraverso il libro.
Seguo Giulia Blasi e mi piace molto, però questo suo articolo è stata una vera caduta di stile, perbacco. Ricordo perfino che quando un utente substak (non ricordo il nome) le aveva inviato un link con la messa in discussione dell'editing del libro, lei aveva risposto "Davvero? Adoro comunque!" o qualcosa del genere, per cui tutto faceva supporre che l'avesse letto😌. Io personalmente ricordo di aver pensato "ma veramente? In ogni caso, se Andrea ha fatto una cosa simile, un motivo ci sarà e non vedo l'ora di scoprirlo🤣".
Va beh, anche questo fa parte dell'esperimento, il rivelare piccole rigidità che ognuno di noi può avere. Sempre più intrigata da questa follia!! 🤣🤣
Andrea, non ho letto il libro e non ho seguito il convegno. Leggo le tue risposte e i tuoi articoli, e sento il silenzio di Maura. L'esperimento ha fatto molte vittime. Io stessa mi sono sentita un po' tradita, sulle prime. Da stasera comincio a capire l'importanza della costruzione, della creazione che ha fatto così rumore. Ci stai dando una bella scossa. Di questo dovremmo solo ringraziarti.
Che vuol dire “sento il silenzio di Maura”? Ho parlato all’evento ied, Andrea mi ha citata in tutte le interviste. Ci sarà modo ancora di parlare del dispositivo (che ha molto a che fare con lo stesso racconto da cui prendiamo il nome), ma vorrei capire questa percezione.
Ho notato l'assenza di Maura. Niente podcast, niente stanza del silenzio. Nessun intervento, sulle piattaforme, in un momento così importante. A parte lo IED. Forse è solo una coincidenza.
Ero sempre io, Maura, nel commento precedente. Comunque la questione è semplice: siamo stati due volte a Parigi in una settimana, più Zurigo, Milano, Rimini, Roma. Stanno arrivando richieste di interviste da almeno 10 paesi e ci troviamo a gestire tantissimo lavoro (oltre al solito). Quindi non è che mi sono nascosta, e’ che stiamo lavorando e non ho un clone che mi possa sostituire. La live sarà venerdì sera + domenica.
Il problema, che genera effetti ambivalenti, di questa operazione editoriale è che sposta quasi completamente il focus sul chi, su cosa significa essere autori oggi, col rischio che il cosa - la potenza suggestiva delle finzioni ideologiche di cui è dotato il potere contemporaneo - venga completamente obnubilato, rimosso, nonostante la tentata simulazione orchestrata come campagna di marketing.
Dal mio punto di vista non è particolarmente interessante ragionare su quanto del testo sia dovuto all'AI e quanto all'intelligenza di uno o più umani. Un testo, specie filosofico, è di per sè una operazione che ha una sua storicità complessa, e che si inserisce in una catena di rimandi che solo gli ignoranti possono inscrivere riduttivamente nella semplificazione "frutto dell'originalità dell'autore". L'AI non introduce poi questa gran novità, in tal senso.
Piuttosto sarebbe interessante parlare di cosa significa oggi mantenere una presenza critica, di fronte a tutto questo. Significa essere in grado di suggestionare e manipolare il pubblico simulando ciò che già fa da tempo il potere? Significa usare e incrementare la propria visibilità per mistificare anzichè demistificare? Significa cavalcare la novità del momento a ogni costo, rinunciando al ruolo visionario e anticipatore dell'intellettuale per immergersi invece tout-court nel flusso della corrente delle suggestioni più potenti ma anche più effimere?
Io ho trovato potentissimo il contenuto di Ipnocrazia , per come mi ha fatto vedere in modo lucido le molte realtà che ci circondano , la modalità con cui agisce il capitale tecnologico, la propaganda e la
Manipolazione . Mi ha davvero scosso e mi ha dato le lenti per “andare e venire “. E quando ho letto il post di Andrea che rivelava definitivamente la natura di Xun ho avuto un attimo di sorpresa divertita , conscia però che il mio processo di conoscenza e sperimentazione della realtà e’solo all’inizio . Bello!
Trovo tutto molto interessante. Ho comprato il libro ma l’ho lasciato a malincuore dopo 20 pagine (detesto mollare i libri) perché non mi stava piacendo per vari motivi ma molto per lo stile/modo in cui è scritto. L’esperimento invece mi entusiasma, molto molto interessante.
Leggo con molto interesse intorno alla "performance" e dintorni, e apprendo con piacere che verrà trasmessa la registrazione dell'incontro di ieri, a cui ad un certo punto ho rinunciato per i problemi di connessione iniziali.
Ci sono molte questioni su questo scambio dell'ultima ora a suon di articoli, ma sono stata colpita da una serie di reazioni emotive personali che voglio condividere. Quando ho letto l'articolo della giornalista di cui sopra, e poi questa analisi, ho sentito che, in sintesi, empatizzando con l'umore generale dei commenti di Giulia Blasi, li traducevo dentro di me con le parole "alto tradimento".
Mi sono poi chiesta perché non ho avuto la stessa reazione nel leggere qualche giorno fa la notizia (mi sono anzi piuttosto divertita e ho provato un gran piacere). Anche io non ho letto il testo, ma nella mia vasta ignoranza, questa azione performativa ha risuonato in me come un intrigante "scherzo" che mi invitava a rimanere sveglia. E proprio di questo credo si tratti, questo alto tradimento arriva come uno schiaffo ad una fede che probabilmente è stata riposta nella figura di Andrea Colamedici, intellettuale che evidentemente sappiamo aver costruito la sua autorevolezza su un lavoro sinergico insieme a tutta Tlon, e quindi Maura Gancitano, con dedizione, competenza e senso di comunità. Fra l'altro c'è, nell'azione creata, un esporsi molto grande (a queste come ad altre reazioni). Il commento della giornalista, che non legge il testo e che si concentra solo sulla "rivelazione", mi dà da pensare proprio sul prezzo dello "svegliarsi" (e del nascondersi), che include anche un sentimento di amarezza e rabbia. E sì, quando si lavora così tanto per rivelare inganni, e costruire possibilità e nuove prospettive, le reazioni possono essere anche queste.
Mi chiedevo perché non ho avuto la stessa reazione, perché non ho provato un senso di tradimento? Me lo sono chiesto con sconcerto, devo dire. Le risposte sono varie, in primis non sono una giornalista nota, già questo mi rende più libera sotto certi aspetti. Inoltre mi trovo nella stessa posizione, non ho letto il libro. Ma sono stata attratta dal processo non solo di scrittura (che non è stato difficile intendere, leggendo qui articoli etc pubblicati da Tlon) , ma anche dall'operazione in sé che mi ha fatto sentire in qualche modo chiamata dentro, pur partecipando pochissimo. E infatti mai mi sarei immaginata di avere il desiderio di scrivere un lungo commento come questo. Il processo è la cura.
Credo che il senso di tradimento sia una delle possibili risposte proprio centrali della performance e credo sia fruttuoso e molto generativo. Di sicuro ci costringe a cambiare prospettiva, a confrontarci con le nostre credenze e aspettative, che talvolta parlano più del bisogno di fede che non della costruzione della fiducia.
Il libro è un potentissimo strumento che apre le porte alle (in)consapevolezze dei meccanismi del contemporaneo, ci sbatte in faccia una possibile lettura del quotidiano, meccanismi in cui ognuno di noi, in forme diverse, è inserito e magari non riesciuva fino ad ora a dargli un nome. Ipnocrazia. Nome che diventa significato ad ogni riga letta. E il fatto che il libro stesso ci faccia sentire parte consapevo del meccanismo stesso che già spiega benissimo è geniale. Grazie per aver scritto un libro cosí.
Ciao, purtroppo non sono riuscito a seguire la conferenza ieri, il link non andava. Ne hanno mandato poi un altro, ma l’ho visto dopo. Non ho un’opinione precisa su questo esperimento. C’è qualcosa in tutto questo che mi fa stare molto scomodo (e lo considero tutto sommato una cosa positiva). Non ho letto Ipnocrazia, l’ho sfogliato in biblioteca ma non ci eravamo presi. Ne seguo le vicende conscio della sua natura di esperimento dall’incontro di filosofia di gruppo dedicato, proprio tu a un certo punto verso la fine l’hai definito “co-scritto con l’IA” (non me lo sono sognato vero? devo risentire la registrazione). Ma adesso mi è venuta voglia di leggerlo, tornerò in biblioteca. Visto il successo sarà in prestito di sicuro.
L'IA come booster del pensiero è difficile da capire se non si sperimenta in prima persona.
Già. Proprio per questo bisognerebbe ascoltare, parlarne seriamente, confrontarsi. E, appunto, sperimentare.
C’è una frase molto bella di Nam June Paik citata in “Conversazioni con la macchina” di Valentina Tanni: “Uso la tecnologia per poterla odiare meglio”. Bisognerebbe prendere spunto.
Sì, ce l’ho presente. Ieri ho seguito l’incontro. Il termine ipnocrazia è evidentemente il prodotto di pensiero + booster (e non sto affermando che sia l’IA ad averlo coniato, perché davvero non importa). Come performance artistica ed esperienza filosofica, vedo in Xun la versione “sci-fi” di Luther Blissett (Wu Ming non me ne vorranno). Xun è interprete e prodotto di un mondo in cui si sta realizzando di tutto sotto i nostri occhi: le distopie di Orwell, la morte di dio, le profezie situazioniste. E noi lì come sciocchi a prendercela ancora con l’intelligenza artificiale. Mi viene da pensare all’intuizione fragorosa di Clarke-Kubrick: AL 9000 fa confusione a causa del pessimo uso umano, però ciò che rimane nella nostra memoria è l’orrore per la macchina che uccide, la macchina cattiva.
Condivido. Seguendo il lavoro di Tlon e partecipando (come ascoltatrice) alle Filosofie di Gruppo, sto sperimentando modi diversi di conversare con l'IA. E proprio l'altro giorno Chat GPT ha tirato fuori una metafora che mi ha lasciato a bocca aperta ("Ma dove diavolo l'ha pescata 'sta cosa?", ho pensato). Ne ho parlato anche con la mia psicologa, condividendole dei testi delle conversazioni: lei la usa per lavoro, ma l'ho inviata ad utilizzarla anche come "sparring partner". Le chiederò le sue impressioni...
"Cavolo, mi dispiace che non era in aula ieri" - Questo è stato il mio primo pensiero quando ho letto la newsletter. Apprendere poi in questa lettura che il video di ieri sarà online mi ha fatto pensare che molte cose, per chi vorrà ascoltarle, saranno ancora più chiare, per quanto ritengo questa argomentazione solida e cristallina.
Io non ci avevo capito una mazza. Sono rimasta stupita. Oserei dire un insight completo, non solo a livello di contenuto, ma anche e soprattutto a livello di processo.
Aver partecipato per giunta all'appuntamento di filosofia di gruppo in cui abbiamo proprio lavorato sull'agevolazione del pensiero umano da parte dell'IA non mi ha comunque fatto intuire nulla sulla natura di Ipnocrazia. Ma mi ha fatto comprendere molto su un'altra visione che ho potuto dare ad IA. Che tendenzialmente non conosco, dunque mi fa paura. Questo, per natura, mi porta a prenderne le distanze, cosa che, alla fin fine, in questo come in altri ambiti, non è mai risolutiva.
Quella sera è come se avessi avuto, internamente, la possibilità di dare una chance all'IA continuando magari a temerla e contemporaneamente guardandola anche con altri occhi.
L'evento di ieri, grazie all'accompagnamento di ogni singolo relatore e ogni relatrice, mi ha permesso di cogliere la magia che può nascere dall'integrazione delle parti.
Integrazione, o per meglio dire relazione, che mi sembra possibile. Che mi sorprende. Che richiedere conoscenza reciproca e mutuo rispetto, tanto di se stessi, quanto della macchina.
E allora mi sono chiesta: ma quanti di noi si conoscono profondamente? Quanti di noi si rispettano nell'autenticità di ciò che siamo? Quanti di noi, oltre al capire, sono stati educati al sentire? Forse in questa interazione così viscerale con la macchina avremo la possibilità di fare un salto di qualità come umani?
Grazie!
Ho seguito con molto interesse la conferenza di ieri e gli interventi di ognuno aggiungevano a cascata argomenti e idee da approfondire. L’intervento di Maura sull’importanza del dialogo è stato quello che ha unito tutti i puntini del disegno, che rimane - a mio avviso giustamente - ancora un bel “groviglio”.
Più che il fatto di aver capito o meno che Xun non era una persona in carne ed ossa credo che sia centrale come ciascuno di nuovo vuole comportarsi di fronte alla presenza dell’IA nelle nostre vite. Se ignorarla o sperimentare. O tutte le altre vie intermedie. Sicuramente ogni posizione avrà delle conseguenze. Il vostro esperimento avrà delle conseguenze sul modo in cui interagiremo con l’IA, in che senso difficile dirlo, ma preferisco evitare di dare giudizi di merito in negativo o positivo. Al momento la mia di posizione è di fascinazione, preoccupazione e curiosità
Io non ho ancora letto il libro, ma mi ha colpito come il fatto che sia stato scritto insieme a un'intelligenza artificiale lo renda, per Giulia Blasi, un NON-LIBRO...
Per me anche se fosse scritto interamente dall'intelligenza artificiale sarebbe da considerare un libro, da valutare in base al contenuto, non in base all'autore...
Mi sentirei ingannato se il libro fosse firmato da Andrea e scritto totalmente dall'AI, questa sarebbe una truffa, ma in questo caso non è che la credibilità di Jianwei Xun abbia dato maggior valore o affidabilità all'opera, perchè era un autore completamente sconosciuto
Il progetto Xun l' ho visto come un' amorevole e giocosa decostruzione di una delle ultime illusioni non ancora distrutte dell'ego umano: il concetto di autore come padre assoluto delle sue creazioni, di proprietà intellettuale e l'idea che il processo di creazione artistica sia accessibile a lui soltanto. Lo scritto di Blasi rivela le paure profondissime di essere superati in intelligenza dalle IA.. E invece secondo me è una sfida (e una paura) che va accolta e approfondita a mente aperta, anziché fingere che i problemi e le possibilità sottolineate così bene dall' esperimento "Ipnocrazia" non esistano
L’articolo scritto da Giulia Blasi rivela un problema del nostro tempo: scegliere di non vivere il proprio tempo: questo si traduce nel non provare a stare nelle cose, a dare il proprio contributo al progresso e al mettersi alla finestra a guardare il mondo che accade. È successo di fronte ad ogni scoperta ed evoluzione, c è sempre stato chi ha demonizzato il mezzo senza capirne il fine e, facendo così, ha lasciato che altri abitassero quel mezzo e ne facessero un’arma.
L intelligenza artificiale è il risultato di un percorso tutto umano che nasce anche dal nostro desiderio di avere sempre qualcuno accanto ogni volta che ne abbiamo bisogno, un desiderio di umanizzazione delle macchine che riguarda anche il nostro rapporto con il giocattolo che impariamo ad usare giocandoci. Nel libro vincitore del premio Nobel di qualche anno fa “Non lasciarmi” di Kazuo Ishiguro c era già il seme di una riflessione tutta umana del nostro rapporto con corpi artificiali, ai quali siamo capaci di affezionarci e che si affezionano a noi. Abbiamo bisogno di scrittori giornalisti ed intellettuali che abbiano voglia di sporcarsi le
Mani per vedere dove va il mondo.
E pensare che io ancora leggo i libri prima di consigliarli :) e questo è stato uno di quelli che ho consigliato di più ultimamente. L'ho trovato talmente interessante e originale nelle sue argomentazioni, che non mi neanche particolarmente importato chi lo avesse scritto. Lo svelamento di questi giorni ne ha aggiunto ancor di più valore, a mio avviso.
Che lavoro che hai fatto @Andrea Colamedici per spiegare alla conferenza a Roma tutto il processo compiuto, le persone coinvolte e il senso di questo esperimento. Quanta ignoranza, invece, è racchiusa nel giudizio dato senza sapere, senza leggere e senza ascoltare tutto quello che c'è da sapere. Questa ignoranza è un esempio perfetto della deriva del nostro tempo, altro che le macchine che minano territori presidiati dall'uomo...
Per fortuna la gente di questa community è una bellissima speranza per il futuro.
Leggendo il libro (specifico perché a quanto pare non è scontato) pensavo che "l'artificialità" del linguaggio fosse dovuta alla traduzione dalla lingua originale, invece è proprio artificiale artificiale!!
Non mi sento offesa dall'esperimento, ma ancora un po' confusa. Ho sicuramente bisogno di seguire gli sviluppi, per capire meglio gli stessi temi trattati nel ed attraverso il libro.
Seguo Giulia Blasi e mi piace molto, però questo suo articolo è stata una vera caduta di stile, perbacco. Ricordo perfino che quando un utente substak (non ricordo il nome) le aveva inviato un link con la messa in discussione dell'editing del libro, lei aveva risposto "Davvero? Adoro comunque!" o qualcosa del genere, per cui tutto faceva supporre che l'avesse letto😌. Io personalmente ricordo di aver pensato "ma veramente? In ogni caso, se Andrea ha fatto una cosa simile, un motivo ci sarà e non vedo l'ora di scoprirlo🤣".
Va beh, anche questo fa parte dell'esperimento, il rivelare piccole rigidità che ognuno di noi può avere. Sempre più intrigata da questa follia!! 🤣🤣
Andrea, non ho letto il libro e non ho seguito il convegno. Leggo le tue risposte e i tuoi articoli, e sento il silenzio di Maura. L'esperimento ha fatto molte vittime. Io stessa mi sono sentita un po' tradita, sulle prime. Da stasera comincio a capire l'importanza della costruzione, della creazione che ha fatto così rumore. Ci stai dando una bella scossa. Di questo dovremmo solo ringraziarti.
Che vuol dire “sento il silenzio di Maura”? Ho parlato all’evento ied, Andrea mi ha citata in tutte le interviste. Ci sarà modo ancora di parlare del dispositivo (che ha molto a che fare con lo stesso racconto da cui prendiamo il nome), ma vorrei capire questa percezione.
Ho notato l'assenza di Maura. Niente podcast, niente stanza del silenzio. Nessun intervento, sulle piattaforme, in un momento così importante. A parte lo IED. Forse è solo una coincidenza.
P. S. Una sensazione non sempre è descrivibile
Ero sempre io, Maura, nel commento precedente. Comunque la questione è semplice: siamo stati due volte a Parigi in una settimana, più Zurigo, Milano, Rimini, Roma. Stanno arrivando richieste di interviste da almeno 10 paesi e ci troviamo a gestire tantissimo lavoro (oltre al solito). Quindi non è che mi sono nascosta, e’ che stiamo lavorando e non ho un clone che mi possa sostituire. La live sarà venerdì sera + domenica.
Il problema, che genera effetti ambivalenti, di questa operazione editoriale è che sposta quasi completamente il focus sul chi, su cosa significa essere autori oggi, col rischio che il cosa - la potenza suggestiva delle finzioni ideologiche di cui è dotato il potere contemporaneo - venga completamente obnubilato, rimosso, nonostante la tentata simulazione orchestrata come campagna di marketing.
Dal mio punto di vista non è particolarmente interessante ragionare su quanto del testo sia dovuto all'AI e quanto all'intelligenza di uno o più umani. Un testo, specie filosofico, è di per sè una operazione che ha una sua storicità complessa, e che si inserisce in una catena di rimandi che solo gli ignoranti possono inscrivere riduttivamente nella semplificazione "frutto dell'originalità dell'autore". L'AI non introduce poi questa gran novità, in tal senso.
Piuttosto sarebbe interessante parlare di cosa significa oggi mantenere una presenza critica, di fronte a tutto questo. Significa essere in grado di suggestionare e manipolare il pubblico simulando ciò che già fa da tempo il potere? Significa usare e incrementare la propria visibilità per mistificare anzichè demistificare? Significa cavalcare la novità del momento a ogni costo, rinunciando al ruolo visionario e anticipatore dell'intellettuale per immergersi invece tout-court nel flusso della corrente delle suggestioni più potenti ma anche più effimere?
Io ho trovato potentissimo il contenuto di Ipnocrazia , per come mi ha fatto vedere in modo lucido le molte realtà che ci circondano , la modalità con cui agisce il capitale tecnologico, la propaganda e la
Manipolazione . Mi ha davvero scosso e mi ha dato le lenti per “andare e venire “. E quando ho letto il post di Andrea che rivelava definitivamente la natura di Xun ho avuto un attimo di sorpresa divertita , conscia però che il mio processo di conoscenza e sperimentazione della realtà e’solo all’inizio . Bello!
Trovo tutto molto interessante. Ho comprato il libro ma l’ho lasciato a malincuore dopo 20 pagine (detesto mollare i libri) perché non mi stava piacendo per vari motivi ma molto per lo stile/modo in cui è scritto. L’esperimento invece mi entusiasma, molto molto interessante.
Leggo con molto interesse intorno alla "performance" e dintorni, e apprendo con piacere che verrà trasmessa la registrazione dell'incontro di ieri, a cui ad un certo punto ho rinunciato per i problemi di connessione iniziali.
Ci sono molte questioni su questo scambio dell'ultima ora a suon di articoli, ma sono stata colpita da una serie di reazioni emotive personali che voglio condividere. Quando ho letto l'articolo della giornalista di cui sopra, e poi questa analisi, ho sentito che, in sintesi, empatizzando con l'umore generale dei commenti di Giulia Blasi, li traducevo dentro di me con le parole "alto tradimento".
Mi sono poi chiesta perché non ho avuto la stessa reazione nel leggere qualche giorno fa la notizia (mi sono anzi piuttosto divertita e ho provato un gran piacere). Anche io non ho letto il testo, ma nella mia vasta ignoranza, questa azione performativa ha risuonato in me come un intrigante "scherzo" che mi invitava a rimanere sveglia. E proprio di questo credo si tratti, questo alto tradimento arriva come uno schiaffo ad una fede che probabilmente è stata riposta nella figura di Andrea Colamedici, intellettuale che evidentemente sappiamo aver costruito la sua autorevolezza su un lavoro sinergico insieme a tutta Tlon, e quindi Maura Gancitano, con dedizione, competenza e senso di comunità. Fra l'altro c'è, nell'azione creata, un esporsi molto grande (a queste come ad altre reazioni). Il commento della giornalista, che non legge il testo e che si concentra solo sulla "rivelazione", mi dà da pensare proprio sul prezzo dello "svegliarsi" (e del nascondersi), che include anche un sentimento di amarezza e rabbia. E sì, quando si lavora così tanto per rivelare inganni, e costruire possibilità e nuove prospettive, le reazioni possono essere anche queste.
Mi chiedevo perché non ho avuto la stessa reazione, perché non ho provato un senso di tradimento? Me lo sono chiesto con sconcerto, devo dire. Le risposte sono varie, in primis non sono una giornalista nota, già questo mi rende più libera sotto certi aspetti. Inoltre mi trovo nella stessa posizione, non ho letto il libro. Ma sono stata attratta dal processo non solo di scrittura (che non è stato difficile intendere, leggendo qui articoli etc pubblicati da Tlon) , ma anche dall'operazione in sé che mi ha fatto sentire in qualche modo chiamata dentro, pur partecipando pochissimo. E infatti mai mi sarei immaginata di avere il desiderio di scrivere un lungo commento come questo. Il processo è la cura.
Credo che il senso di tradimento sia una delle possibili risposte proprio centrali della performance e credo sia fruttuoso e molto generativo. Di sicuro ci costringe a cambiare prospettiva, a confrontarci con le nostre credenze e aspettative, che talvolta parlano più del bisogno di fede che non della costruzione della fiducia.
Il libro è un potentissimo strumento che apre le porte alle (in)consapevolezze dei meccanismi del contemporaneo, ci sbatte in faccia una possibile lettura del quotidiano, meccanismi in cui ognuno di noi, in forme diverse, è inserito e magari non riesciuva fino ad ora a dargli un nome. Ipnocrazia. Nome che diventa significato ad ogni riga letta. E il fatto che il libro stesso ci faccia sentire parte consapevo del meccanismo stesso che già spiega benissimo è geniale. Grazie per aver scritto un libro cosí.
Ciao, purtroppo non sono riuscito a seguire la conferenza ieri, il link non andava. Ne hanno mandato poi un altro, ma l’ho visto dopo. Non ho un’opinione precisa su questo esperimento. C’è qualcosa in tutto questo che mi fa stare molto scomodo (e lo considero tutto sommato una cosa positiva). Non ho letto Ipnocrazia, l’ho sfogliato in biblioteca ma non ci eravamo presi. Ne seguo le vicende conscio della sua natura di esperimento dall’incontro di filosofia di gruppo dedicato, proprio tu a un certo punto verso la fine l’hai definito “co-scritto con l’IA” (non me lo sono sognato vero? devo risentire la registrazione). Ma adesso mi è venuta voglia di leggerlo, tornerò in biblioteca. Visto il successo sarà in prestito di sicuro.
se sei di Milano te lo presto volentieri.
non sono di Milano, grazie lo stesso :)