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Avatar di Elena Orlandi

La settimana scorsa a Venezia c'è stato un incontro con Carlo Ginzburg. A una domanda della organizzatrice, la professoressa Susanna Regazzoni, che lo stimolava riprendendo una sua vecchia intervista in cui aveva dichiarato che la lettura dei romanzi è la cosa più importante per uno storico, si è rivoltato dicendo che non avrebbe più risposto nello stesso modo e che per uno storico è fondamentale la fonte e la prova. Ora, siamo consci che quel mondo - il mondo di Ginzburg - si sta sgretolando, ma da donna che lavora da sempre nel mondo dell'editoria e della letteratura e dei libri in genere, io sono sempre più spaesata perché è vero che la narrazione è sempre più in mano ai potenti (lo è sempre, ma quando i potenti governano la tecnologia, oltre che tutto il resto la lotta è durissima). Perciò chiedo: in che senso questo: "La vera resistenza all’Ipnocrazia non risiede nel tentativo di smascherare le simulazioni, ma nella capacità di generarle e abitarle come si abita un sogno: con piena consapevolezza della loro natura costruita, e simultanea apertura alla loro verità esperienziale"? Davvero dobbiamo preferire il sogno alla verità? Davvero il sogno lucido è l'unica strada? Perché io ho sempre considerato il sogno come un'esperienza individuale, "loro" la stanno facendo diventare un'esperienza collettiva, ma perché governata da un'oligarchia che governa la tecnologia: come possiamo costruire davvero un sogno dal basso e con gli scarsi mezzi che ci restano?

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Avatar di Sara De Deo | Taccuino Azzurro

Penso che sia arrivato il momento di sognare utopie e "fare finta" che siano possibili.

Come bambini che giocano, se la raccontano, fino ad arrivare a crederci e agire di conseguenza.

Creiamo un gioco di ruolo collettivo.

Trump ha raccontato storie, visioni del suo futuro, durante tutta la campagna elettorale e non solo. Il pifferaio magico, è riuscito a incantare tutti, ridefinendo il "sogno americano" e continua a farlo!

Ora dobbiamo sognare meglio e in grande. Mostriamo come nel nostro sogno ci sia vero benessere, opportunità per tutti, programmaticità.

Mostriamo un brindisi fra Netanyahu e Hamas, seduti ad una grande tavolata ricca di piatti tipici, circondati da israeliani e palestinesi sorridenti.

Esagero: mostriamo Netanyahu e Hamas che guardano un progetto insieme e danno indicazione agli operai su come procedere con i lavori di ricostruzione.

Mettiamo in crisi gli algoritmi, condividiamo i nostri sogni. Giochiamo ad un futuro migliore.

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