Di Jianwei Xun
Il 5 giugno 2025 alle 21.10, dopo settimane di tensioni crescenti, accuse economiche incrociate e allusioni sempre più esplicite, Elon Musk ha pronunciato il nome proibito:
“È tempo di sganciare la bomba bella grossa:
@realDonaldTrump è nei file di Epstein. Questa è la vera ragione per cui non sono stati resi pubblici.Buona giornata, DJT!”
Non si è trattato di un’uscita impulsiva. È stato l’apice di un’escalation degli ultimi giorni: un tempo alleati strategici, oggi dèi antagonisti in lotta per la ridefinizione del reale.
Epstein come architrave invisibile
Jeffrey Epstein, finanziere miliardario statunitense dagli strettissimi legami con l’élite politica, economica e accademica globale, negli anni è stato condannato per abusi sessuali su minori, traffico sessuale e gestione di una rete di prostituzione minorile. È stato trovato morto in carcere nel 2019, ufficialmente per suicidio ma in circostanze giudicate sospette da molti. I “file Epstein” si riferiscono a documenti giudiziari (liste passeggeri, agende, deposizioni, nomi di clienti e complici) legati al caso, molti dei quali non sono stati ancora resi pubblici integralmente. Sono considerati la prova di una rete di complicità che coinvolgerebbe figure politiche, industriali e culturali di primo piano.
Il caso Epstein è il punto cieco di ogni discorso sul potere, il desiderio e l’orrore. Di un sistema in cui l’élite globale si è specchiata nel proprio desiderio impunito, e ha costruito attorno a questo specchio una camera blindata di silenzio. Jeffrey Epstein non era solo un pedofilo ricco. Era un ingegnere del compromesso, un architetto dell’interdipendenza criminale. La sua funzione era la creazione di un sistema di reciproca vulnerabilità. E il suo caso non riguarda, quindi, soltanto il potere. Perché nominare la pedofilia come sistema, come infrastruttura del potere e non come deviazione occasionale, significa bruciare l’ultima maschera dell’Occidente. Significa dire che tutto questo è non successo in epoche buie, ma nel cuore della modernità illuminata. In villoni sorvegliati. In isole sorvolate da droni. In stanze protette dai governi.
I nomi contano. Ma più del singolo nome conta la rete. La rete che ha permesso, custodito, insabbiato. I “file Epstein” sono l’infrastruttura stessa del potere occidentale contemporaneo. Per questo Trump non poteva essere nominato: dire che Trump è nei file Epstein significa dire che non c’è un fuori dal sistema. Che l’alternativa populista è solo l’altra faccia di quel che Epstein rappresentava. Che non c’è salvezza interna alla macchina. Niente di nuovo. Eppure.
Oltre la destra e la sinistra: l’Impero del Centro
A questo punto, è ancor più chiaro il sondaggio pubblicato da Musk poco prima: la proposta di fondare un nuovo partito.
Un “partito che rappresenti l’80% della popolazione nel mezzo”. Non una semplice alternativa a Democratici e Repubblicani, né una banale terza via. È un centro imperiale. Un campo di attrazione che non si offre come compromesso, ma come superamento della politica stessa, nella forma di una piattaforma affettiva e cognitiva che ingloba ogni polarità e la riorganizza secondo logiche di efficienza e prestazione. In questo centro, non si vota per scegliere: si partecipa per esistere. Non ci si schiera: ci si sincronizza.
Ed è proprio a partire da questa nuova geometria del potere che si comprende la posta in gioco reale. Perché Musk non si oppone semplicemente a Trump: lo supera mitologicamente. Non lo sfida su un terreno elettorale, ma su un piano simbolico. Non è un dissenso: è un’usurpazione del fuoco.
Il conflitto tra Trump e Musk non è uno scontro tra leader. È, più propriamente, uno scontro tra due modelli del sacro. Trump incarna il dio arcaico della vendetta e della nostalgia: promette il ritorno di un ordine immaginario, una “grande America” mitologica, depurata dalle colpe del presente. La sua forza è reattiva, regressiva, profondamente sentimentale. Il suo culto si fonda sulla perdita e sul risentimento. L’elettore trumpiano vuole tornare a quando le cose avevano un senso. È un culto del passato come luogo puro, e della punizione come forma di giustizia.
Musk, invece, rappresenta il dio tecnologico dell’accelerazione. Il suo linguaggio non è quello della restaurazione, ma della sostituzione radicale: abolire la realtà conosciuta per rimpiazzarla con una versione potenziata, sintetica, simulata ma più potente del reale stesso. Mentre Trump si aggrappa alla linea del tempo e cerca di invertire la direzione, Musk vuole distruggere il tempo,. Non vuole tornare indietro: vuole saltare oltre. Il primo è un re-sacerdote; il secondo è un demiurgo post-umano.
Musk non sta banalmente chiedendo un’indagine. Sta compiendo un atto di appropriazione del trauma collettivo. La violenza sistemica su minori, il ricatto sessuale come struttura di potere, la complicità delle élite globali: tutto questo viene finalmente nominato, ma non per essere sanato. Viene nominato per essere usato. Nel mondo algoritmico che Musk plasma, anche la pedofilia diventa una risorsa semantica, un detonatore simbolico che permette di reindirizzare il consenso, di far saltare vecchie alleanze e di fondare un nuovo spazio d’azione.
In questo senso, la verità non è più l’opposto della menzogna. È un materiale plastico, una leva narrativa. La rivelazione non libera, ma aumenta la capacità di governo di chi sa quando e come pronunciarla. Chi detiene il trauma può costruire la direzione emotiva del tempo. Ecco il cuore dell’Impero del Centro: non ignora il male, ma lo impiega come codice sorgente per nuovi ambienti politici, nuovi “noi”, nuove fedeltà.
Nel frattempo, cosa fa la politica “normale”? I partiti non sanno più parlare il linguaggio della realtà che li ha superati. Mentre si dibatte ancora su statuti e alleanze, Musk costruisce l’architettura emotiva e cognitiva del prossimo regime. Non si candida, ma già governa.
E così, mentre l’Impero del Centro si struttura, la democrazia procedurale resta immobile, come un cadavere illeso che nessuno ha ancora dichiarato morto, ma che ha già smesso di respirare.
Possiamo davvero restare a guardare?
Si ma cosa possiamo fare? Esserne consapevoli e poi? A me questo nuovo ordine non sembra promettere niente di buono per chi è diverso, per chi fa fatica ad arrivate a fine mese, a fare una visita medica, per che immigra e chi emigra. Che fare?
...a me sembra solo un ricatto pubblicato su una bacheca mondiale, sono troppo superficiale?