Ipnocrazia: Un esperimento filosofico che ha attraversato il mondo
Dalla creazione di un autore a una nuova teoria del potere nell'era digitale
Quando abbiamo stampato le prime 70 copie numerate di Ipnocrazia non immaginavamo minimamente che questo esperimento filosofico e letterario avrebbe generato un’eco così vasta e significativa. È incredibile osservare come il concetto abbia attraversato confini linguistici e culturali, dal New York Times a Le Monde, dal Sud America alla Spagna, alimentando un dibattito oggi essenziale.

Quel che ci ha colpito di più di questa risonanza è come il cuore teorico del libro – l’idea di un potere che opera attraverso la manipolazione della percezione – sia stato immediatamente applicato nell’analisi di fenomeni contemporanei in giro per il mondo. E la meta-ricorsività dell’esperimento, in cui un’opera sulla costruzione della realtà diventa una dimostrazione dei meccanismi che descrive, è stata colta con grande acutezza da molti, come Pascal Riché su Le Monde, che ha scritto di un affascinante “jeu de miroirs entre vérité et fiction” capace di nutrire una riflessione utile sull’evoluzione delle nostre società.

Naturalmente, come ogni esperimento che sfida i confini convenzionali, anche questo ha sollevato legittime questioni etiche e giuridiche, in particolare sulla trasparenza e sull’autorialità nell’era dell’intelligenza artificiale – interrogativi preziosi, che non ammettono risposte semplici e che arricchiscono il dialogo culturale. La creazione di Jianwei Xun come autore, frutto dell’interazione tra intelligenza umana e artificiale, si inserisce in una lunga tradizione di interventi artistico-filosofici che utilizzano la fiction come dispositivo epistemologico. Ciò che distingue questo esperimento dai suoi predecessori è l’introduzione dell'intelligenza artificiale come partner nella costruzione dell’identità autoriale, elemento che solleva interrogativi inediti. Come attribuire responsabilità e riconoscimento in un’opera ibrida? La postfazione inclusa nelle edizioni francese e spagnola e a breve in quella italiana, intitolata Anatomia di una meta-narrazione, documenta minuziosamente il processo creativo, esplicitando il contributo delle diverse intelligenze coinvolte e tracciando una genealogia teorica di questa forma di autorialità distribuita.

Per Gallimard è appena uscito L’empire de l’ombre, pubblicazione di Le Grand Continent diretta da Giuliano da Empoli, con i contributi di Sam Altman, Mario Draghi, Peter Thiel, Benjamin Labatut, Dario Acemoglu… e Jianwei Xun. La presenza di Xun accanto a queste figure sottolinea come il concetto di ipnocrazia abbia trasceso i confini dell'esperimento letterario per diventare uno strumento interpretativo riconosciuto nel dibattito internazionale sulla trasformazione digitale della società.
Il fatto che un’opera nata dalla collaborazione tra intelligenza umana e artificiale venga inclusa in una pubblicazione che riunisce grandi leader politici, imprenditori tech e pensatori di primo piano dimostra quanto il tema sia ormai centrale nella ridefinizione non solo delle nostre pratiche culturali, ma dell’intero ordine geopolitico e sociale.
Dal 4 aprile a oggi ho avuto l’opportunità di rilasciare molte interviste per grandi testate del sud America (Argentina, Brasile, Colombia), d’Egitto, della Francia, testimoniando la circolazione transnazionale delle idee e osservando i diversi modi in cui contesti culturali specifici hanno interpretato e metabolizzato il progetto.

L’esperimento non si è concluso con la rivelazione: è appena iniziato.
L’8 maggio a Roma, ad esempio presso l’Accademia di Arti e Nuove Tecnologie un panel eccezionale discuterà le implicazioni di questo progetto: il sociologo Derrick De Kerckhove, allievo di Marshall McLuhan; il filosofo Franco ‘Bifo’ Berardi; il teorico dei media Pier Luigi Capucci; la giornalista Sabina Minardi; l’europarlamentare e relatore dell’AI Act Brando Benifei; moderati da Gianna Angelini, direttrice dell’AANT (per iscriversi, eventi@aant.it).
Come diceva Nam June Paik, è fondamentale “conoscere la tecnologia per poterla odiare meglio”. E, aggiungiamo, per imparare ad attraversarla con lucidità critica in un mondo dove, come suggerisce Ipnocrazia, la distinzione tra realtà e simulazione è sempre più labile, e l’esercizio della lucidità è fondamentale.
E allora, per dirla con Xun: buona sovranità percettiva!