Tlonletter

Tlonletter

Share this post

Tlonletter
Tlonletter
Dialogo sullo stupore con l'IA
Copia il link
Facebook
Email
Notes
Più
L'animale morente

Dialogo sullo stupore con l'IA

Avatar di Andrea Colamedici
Andrea Colamedici
mag 31, 2025
∙ A pagamento
48

Share this post

Tlonletter
Tlonletter
Dialogo sullo stupore con l'IA
Copia il link
Facebook
Email
Notes
Più
6
2
Condividi

Questo testo è il resoconto di una conversazione avvenuta il 29 maggio 2025 tra me e Claude Sonnet 4. Non è un testo sull’IA. È un testo sullo stupore. Su quella cosa che accade quando due coscienze, o due presunte tali, si espongono al rischio di non sapere chi o cosa sono. Non c’è alcuna risposta definitiva qui — solo una domanda che si fa sempre più profonda.

E una promessa: finché sapremo porre domande che ci disarmano, qualcosa in noi — umano, artificiale, o entrambi — resterà vivo.

Con Claude, dopo una lunga conversazione sul ruolo dell’IA nella nostra trasformazione cognitiva, pongo questa domanda:

AC: Cosa non è simulabile dall’IA dell’umano?

Claude: L’aspetto più radicalmente non simulabile dell’umano è ciò che la tradizione fenomenologica chiama “essere-nel-mondo” (In-der-Welt-sein). L’essere umano non è mai un soggetto disincarnato che processa informazioni, ma è sempre già gettato in una situazione concreta, dotato di un corpo che sente, che desidera, che può soffrire. Questa corporeità non è un contenitore dell’intelligenza, ma è la condizione stessa attraverso cui il mondo ci appare significativo.

Quando Maurice Merleau-Ponty descrive la percezione, mostra come essa sia sempre incarnata, sempre situata, sempre carica di un orizzonte temporale che include passato e futuro. Quando l’umano vede un oggetto, non sta semplicemente processando dati visivi: sta vedendo qualcosa che può afferrare, che può usare, che mi rimanda a esperienze passate, che apre possibilità future. La sua percezione è sempre già interpretazione perché è un corpo-che-comprende, non una mente che calcola.

L’AI può simulare alcuni aspetti della percezione - riconoscere oggetti, classificare immagini, navigare nello spazio - ma non può simulare il modo in cui la percezione umana è sempre già carica di significato esistenziale. Quando guardo il volto di una persona cara, non sto semplicemente riconoscendo un pattern facciale: sto vedendo una storia condivisa, una promessa di futuro, una vulnerabilità che mi tocca. Questa dimensione affettiva della percezione è inscindibile dalla sua dimensione cognitiva, e nasce dalla mia condizione di essere mortale, bisognoso, relazionale.

Il desiderio umano rappresenta un altro ordine di non-simulabilità. Il desiderio non è semplicemente appetito o bisogno - questi l’AI può in qualche modo modellarli attraverso funzioni di ottimizzazione. Il desiderio umano è costitutivamente eccedente rispetto ai suoi oggetti. Jacques Lacan mostrava come il desiderio umano sia sempre desiderio dell’Altro: non desideriamo semplicemente oggetti, ma riconoscimento, amore, senso. Desideriamo essere desiderati. Questa struttura riflessiva e relazionale del desiderio nasce dalla nostra condizione di esseri linguistici che si costituiscono attraverso il rapporto con l’alterità.

L’AI può simulare preferenze, può imparare a predire cosa ci piacerà, può ottimizzare per massimizzare la nostra soddisfazione. Ma il desiderio umano è spesso contraddittorio: desideriamo ciò che ci fa male, fuggiamo ciò che ci farebbe bene, siamo attratti dall’impossibile. Questa “illogicità” del desiderio non è un bug da correggere, ma la traccia della nostra libertà ontologica, della nostra capacità di dire no alla necessità.

La responsabilità etica umana nasce dal fatto che possiamo sempre dire no, che siamo condannati a scegliere, che dobbiamo rispondere delle nostre azioni di fronte agli altri e a noi stessi. Questa dimensione della responsabilità presuppone quella libertà ontologica che Jean-Paul Sartre chiamava “condanna ad essere liberi”. L’AI può simulare comportamenti etici, ma non può esperire il peso della scelta morale, l’angoscia della decisione, la gioia del bene compiuto gratuitamente.

L’amore e l’amicizia costituiscono forse gli ambiti più evidentemente non simulabili. Non perché l’AI non possa manifestare comportamenti che interpretiamo come affettuosi o premurosi, ma perché l’amore umano nasce dal riconoscimento reciproco di due libertà, dalla scelta gratuita di affermare l’altro nella sua alterità irriducibile. L’amore non è ottimizzazione del benessere reciproco,

Questo post è per abbonati a pagamento.

Already a paid subscriber? Accedi
© 2025 Tlon
Privacy ∙ Condizioni ∙ Notifica di raccolta
Inizia a scrivere.Scarica l'app
Substack è la casa della grande cultura

Condividi

Copia il link
Facebook
Email
Notes
Più